Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    28 aprile 2014

    Il Blog di Diego Mosna

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    L'attenzione continua ad essere concentrata sulle cifre, sui nomi, sui responsabili e soprattutto sulla legge-sanatoria. Inevitabile, certo. Ma anche pericoloso. Perché il rischio che tutto si riduca a questo è alla fine "mortale" per la politica, le istituzioni e la democrazia. Per questo, giocando con il termine, si potrebbe parlare di "mortalizi". La questione cruciale da anteporre a tutte le altre, perché da essa tutte le altre dipendono, riguarda la stessa ragion d'essere, il ruolo, l'utilità dalle assemblee legislative. Della Regione e delle Province. La questione vera è a che cosa servono i consigli provinciali e quello regionale. A cosa servono alla società e ai cittadini. Se non si chiarisce che i consiglieri provinciali (di maggioranza e minoranza) "servono" e non si precisa "a che cosa", se non si stabilisce che di loro e delle assemblee consiliari non si può fare a meno, se non si stringe su questo - ecco il punto - un "nuovo patto" tra cittadini e istituzioni, il processo di delegittimazione di tutti non si arresterà. Ecco allora il messaggio da lanciare subito e con forza: è necessario e urgente aprire una fase di riflessione, discussione e confronto che permetta al Trentino di arrivare a un "nuovo patto".
    Un nuovo patto sul senso stesso dell'istituzione democratica "Consiglio provinciale", sul cosa deve fare quest'organo e come deve rendere nota e visibile e percepibile più di quanto non sia accaduto fino ad oggi la propria funzione, il compito ad esso affidato e l'attività che esercita, in modo che tutti ne siano al corrente e se ne sentano in una certa misura corresponsabili. Per definire e sancire un "nuovo patto" tra politica e comunità regionale (non solo provinciale), occorre un grande momento di incontro, una sorta di "stati generali della democrazia", da programmare al massimo entro l'autunno, in vista del quale avviare da subito un percorso di coinvolgimento di tutti i cittadini e i soggetti interessati sia sul web ("aprendo" i siti istituzionali dei consigli provinciali e regionali alla partecipazione) sia sul territorio, con modalità da definire. E se parliamo di “stati generali della democrazia”, significa che assumiamo seriamente la necessità di ripartire dall’ABC di una politica fondata su tale valore, il che comporta rimettere al centro dell’orizzonte della politica, senza darli per scontati, i fondamenti della nostra Costituzione repubblicana: il valore della persona come individuo e nelle formazioni sociali nelle quali si sviluppa la sua personalità, la priorità del lavoro come ambito di espressione essenziale dell’unicità della persona.
    Gli “stati generali” potranno, allora, costituire l’occasione nella quale singoli cittadini, rappresentanti delle formazioni sociali intermedie, le parti sociali rappresentative e degli imprenditori e dei lavoratori si potranno confrontare a viso aperto sui compiti della politica, su natura, possibilità e limiti delle istituzioni dell’Autonomia, con una speciale attenzione al Consiglio provinciale. Una volta (ri)stabilito che i consiglieri servono e a che cosa e come, solo allora si potranno definire i "quantum", cioè compensi consoni alla loro responsabilità e attività. Perché sicuramente l'indipendenza dei consiglieri va assicurata anche da una retribuzione che li metta al riparo dal mettersi al servizio di interessi altrui e propri, da obiettivi particolari diversi e inconciliabili con quelli della comunità. Senza un nuovo patto, il rischio è che i prossimi mesi e anni di legislatura si trascinino faticosamente, continuando ad essere gravati dall'ipoteca della sfiducia e della delegittimazione generale.

     

    Diego Mosna

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