Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    14 febbraio 2014

    Il Blog di Diego Mosna

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    Con il comunicato stampa diffuso qualche ora fa dalla Presidenza della Repubblica, e con le dimissioni irrevocabili presentate da Enrico Letta, si apre di fatto una nuova delicata fase di passaggio per il nostro Paese e per le nostre Istituzioni.

    E’ una crisi anomala: sappiamo infatti come andrà a finire. Tutto depone in favore di quel Renzi che, ottenuta una fiducia netta per il tramite di primarie di partito e conseguente proclamazione da parte della Sua segreteria, si prepara a sostituire uno stanco Letta; ciò dopo aver fornito obiettivamente un impulso importante alla imminente riforma elettorale e parlamentare, e dopo aver mediato con il centro-destra assumendosi anche qualche rischio all’interno del proprio partito.

    Non ci sconvolge l’idea di un Renzi Presidente del Consiglio, visto il dinamismo con cui ci è sembrato affrontare la situazione; e siamo pure disposti a chiudere un occhio sulla incredibile parabola della rappresentatività degli attuali organi esecutivi e legislativi - dal governo Berlusconi sfiduciato dall’Europa per palese mancanza di credibilità, ad un governo tecnico (Monti) instauratosi per parare il colpo dell’ emergenza finanziaria, al governo Letta di larghe intese (dopo un risultato elettorale contrastato e viziato da una legge elettorale ritenuta incostituzionale…..) ad un imminente governo di larghe intese con cambio in corsa del nocchiere -. Ce ne sarebbe abbastanza per azzerare tutto, e rifondare dalla base. Ma non possiamo, per senso civico e per mancanza di alternative democratiche.

    Ciò su cui invece non possiamo transigere è la presa diretta con i problemi. Se Renzi, nel colmare le voragini di questo Paese, metterà la stessa energia che sta dimostrando a livello dialettico/verbale e la stessa velocità con cui ha affrontato uno dei primissimi problemi in agenda (ma non il piu’ importante, beninteso: con l’Italicum non si mangia), allora ne sosterremo gli sforzi come cittadini.

    Letta ha “fatto” qualcosa, ma in maniera troppo tiepida; Renzi dovrà prendere atto della febbre da cavallo della nostra penisola, e farsi carico del coraggio necessario. E se nella bagarre dei salotti romani se ne fosse per caso dimenticato, gli vogliamo ricordare che:

    • Il lavoro passa per le imprese, non passa per altre alchimie della legge elettorale o per la Tasi.  
    • Per creare lavoro devo stabilizzare una politica industriale, orientare la specializzazione, attrarre investimenti privati italiani e stranieri.
    • Tali obiettivi-cardine vanno finanziati partendo dagli strumenti a costo zero: la semplificazione,  la sburocratizzazione, i controlli mirati ma esemplari per restituire al paese il quadro di legalità in cui muoversi.
    • Poi gli strumenti costosi: l’abbattimento del cuneo fiscale e dell’imposizione effettiva per lavoratori ed aziende. Contropartita: la contrazione della spesa pubblica locale e centrale, e l’aggiustamento delle prestazioni pensionistiche (nel rispetto prioritario dei redditi inferiori e fino ai 2.500/3.000 Euro). Non si scappa.

    Se il sindaco di Firenze saprà concentrare gli sforzi dell’esecutivo su questo pacchetto di priorità assolute, con costanza e caparbietà e diciamo per tutto il 2014, allora ci sono discrete speranze che, con gli stessi principi, possiamo portare avanti anche il resto: la salvaguardia delle eccellenze della nostra sanità, della nostra istruzione e della nostra ricerca. Probabilmente in un quadro di fiducia ripristinata riusciremo anche a trovare risorse e collaborazione per bonificare il nostro territorio, e a renderlo presentabile per l’osservatore straniero che già inizia ad avere dubbi sui pomodori e sulle mozzarelle esportate dal Belpaese (si profila un vero disastro nel disastro, se non si pone rimedio immediatamente). Contestualmente, in un tessuto di iniziative oliato al punto giusto, sarebbe piὺ semplice e meno contraddittorio parlare di equità, di tutela dei diritti primari, di educazione civica a tutti i livelli, di speranza per i giovani.  

    Dobbiamo crederci ancora e di piὺ, senza prevenzioni di sorta.

      

    Diego Mosna 

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