Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    15 agosto 2016

    Il Blog di Diego Mosna

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    Seguire le partite che la Nazionale Italiana Maschile sta giocando nel corso dell’Olimpiade di Rio 2016 rappresenta un appuntamento che, almeno per me, è diventato imperdibile, indipendentemente dall’orario (diurno o notturno). So di non essere stato il solo ad aver puntato sabato notte la sveglia alle 3.30 per poter vedere in televisione la splendida partita vinta contro il Brasile. Il mio piacere nel guardare gli azzurri va però ben al di là dei risultati che la squadra sta inanellando.
    Questa Italia ha una forte matrice trentina; a tal proposito a me piace chiamarla Ital-Trento per la presenza in campo di ben tre settimi della formazione titolare della Diatec Trentino e di qualche ex che si è affermato proprio qui. Così, se è stato giusto rimarcare qualche giorno fa quello che sta facendo Giannelli, è altrettanto doveroso porre l’accento pure sulle prestazioni sfoderate sin qui da Lanza, Colaci e, non ultimo, Oleg Antonov, che il suo graffio sul match lo mette sempre.
    Le storie degli azzurri di Trento meritano tutte di essere raccontate, in particolar modo quella di Pippo che con Trentino Volley ha un rapporto che proprio fra qualche giorno taglierà il traguardo dei dieci anni. Lanza è stata forse la più bella scommessa che la Società abbia vinto a livello giovanile, perché se per Giannelli era forse più semplice prevedere un futuro di grande livello e considerarlo un predestinato, per Filippo il percorso è stato più lungo e meno lineare. Quando decidemmo di inserirlo nel nostro vivaio nell'estate 2006, su interessamento particolare del Team Manager Michieletto, di fatto non era uno di quei giovani che spiccava nettamente su tutti gli altri: giocava, giovanissimo, in una squadra della provincia veronese di 1^ divisione in cui militava anche il padre Cristiano, che l’aveva appena convinto a provare il volley dopo il rugby. Fisico e temperamento caratteriale furono le peculiarità che ci convinsero ad offrirgli una chance, che evidentemente lui seppe cogliere in fretta dimenticando definitivamente la palla ovale. In pochi anni, passando anche da campionati di Serie B2 e B1 e dal prestito al Club Italia per giocare assieme a Fedrizzi in Serie A2, guadagnò l’opportunità di far parte della rosa della prima squadra.
    In quel periodo, era la stagione 2011/12, potevamo vantare una fra le migliori coppie di posto 4 che la pallavolo abbia ma visto in azione (Kaziyski-Juantorena) ed un rincalzo di lusso come Della Lunga; eppure Pippo seppe sfruttare bene l’occasione di allenarsi accanto a loro, dimostrando anche al tecnico che la mia insistenza su di lui aveva ragioni ben fondate. Fu umile e pronto a raccogliere i segreti del loro talento e, successivamente, a dimostrare con continuità in campo quanto appreso quando arrivò il momento di raccoglierne eredità.
    E’ stato anche per questo motivo che, nel momento in cui c’è stato da scegliere a chi assegnare la fascia di capitano dopo la partenza di Birarelli e Kaziyski, il suo nome è emerso in maniera quasi scontata, naturale. Lanza è stato il primo giocatore uscito dal giovanile a ricoprire questo ruolo in prima squadra; conosce ogni metro del PalaTrento, le dinamiche di questo ambiente, la Società e si presta bene ad essere non solo l’uomo immagine, ma anche il giocatore di equilibrio della rosa. Ci siamo tutti accorti, ahinoi, quanto fondamentale sia il suo apporto specialmente quando è venuto meno nella parte finale della scorsa stagione, afflitto da problemi fisici seri. Se le sue ginocchia, come in quest’ultimo periodo, lo supportano può però davvero fare la differenza: stiamo parlando di uno dei pochi giocatori italiani che si destreggia bene sia in attacco sia in ricezione ma al tempo stesso anche di uno di quelli che dal punto di vista temperamentale sa trascinare la squadra. Non ha paura di tirare a tutto braccio i palloni importanti, non rifugge dalle responsabilità.
    Proprio in queste prime quattro partite dell’Olimpiade Giannelli gli ha affidato i palloni che chiudevano set particolarmente combattuti. Solo un caso?

     

    diego mosna

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