Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    09 agosto 2013

    Il Blog di Diego Mosna

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    L’ampia coalizione da cui è sostenuta la mia candidatura considera pienamente condivisibili i 6 punti politico-programmatici indicati da Rete Imprese Italia. Non solo: li ritiene irrinunciabili per lo sviluppo del Trentino nel prossimo quinquennio. Assicuro al collega imprenditore Roberto De Laurentis e agli altri rappresentanti delle categorie economiche e produttive che questi loro obiettivi coincidono con i nostri e avranno quindi priorità assoluta nella scaletta degli impegni del governo provinciale da noi guidato se, come spero, il 27 ottobre prossimo otterremo la fiducia degli elettori. E spiego brevemente il perché.

    Innanzitutto nel DNA della nostra alleanza c’è l’imperativo di fermare la crescita di tasse e tariffe. Dirò di più: in cima ai nostri pensieri c’è lo sforzo di ridurre la pressione fiscale, ben sapendo che da ciò dipendono la ripresa delle attività economiche, dell’occupazione e il rilancio dei consumi delle famiglie. Anche il nostro programma è poi in gran parte dedicato al secondo obiettivo segnalato da Rete Imprese Italia: la pari dignità di pubblico e privato dopo decenni nei quali il “posto fisso in Provincia” e negli molti altri enti del sistema amministrativo e istituzionale ha goduto di un riconoscimento e di garanzie significativamente superiori rispetto ad ogni attività autonoma o libera iniziativa. Da questo punto di vista la mia e nostra sintonia con gli imprenditori e De Laurentis è totale, e mi chiedo come possano le forze del centrosinistra autonomista dichiararsi sulla stessa lunghezza d’onda, dal momento che è stata proprio questa coalizione ad affermare l’idea di una Provincia come calamita, centro e motore della società trentina. Terzo: quanto al dire “sì” all’impresa non aggiungo nulla sia perché si tratta del mio mestiere (non dimenticando che anch’io ho iniziato con una micro-impresa), sia perché dovrebbe essere ovvio – anche se fino ad oggi non lo è stato – che se prima non si produce ricchezza, poi non si può neppure distribuirla equamente. Quarto: la burocrazia va drasticamente ridimensionata. L’apparato pubblico, dalla Provincia in giù, ha infatti generato nel tempo un reticolo di uffici, di dirigenze, di competenze e adempimenti che sono andati moltiplicandosi e si sono sovrapposti con costi e tempi crescenti a danno dei cittadini e delle imprese. Questo è il motivo per cui, se si ambisce ad una svolta profonda, è necessario ricondurre all’indispensabile i meccanismi di accesso ai servizi e ai diritti. Occorre rovesciare la logica attuale restituendo alla burocrazia il ruolo di facilitatore e di servizio alle persone, alle famiglie e alle aziende, non più pietra di inciampo e ostacolo per la società. Quinto: diciamo un sì forte e convinto ad un cambiamento che premi chi lo merita davvero, chi lavora di più e meglio e non gli amici degli amici in cambio del consenso, come nel costume italico degli ultimi decenni. Infine: non c’è dubbio che il nostro modo di intendere l’autonomia sia identico a quello di chi vuole trasformarla da “forziere” a strumento di valorizzazione e di crescita delle energie costruttive e creative di cui la comunità trentina è ricca, energie fino ad ora compresse da un sistema Provincia pervasivo che ha mortificato le intelligenze e gli impulsi innovativi di piccole medie aziende artigianali e commerciali.

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