Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    18 dicembre 2013

    Il Blog di Diego Mosna

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    Traendo spunto da questo bilancio colgo l’occasione per lanciare a tutti i colleghi una provocazione, o meglio una “provocazione – ragionamento”. Vedo, anzi, scopro, perché qui sono arrivato solo da pochissimo tempo, che a carico del Consiglio vi sono istituti come il “Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani”, creato con una legge del lontano 1991, e come la “Commissione provinciale per le pari opportunità fra donna e uomo”, la cui legge di riferimento risale al 1993, legge che con una recente modifica ha trasferito la competenza su tale organismo dalla Giunta al Consiglio provinciale (scelta, quest’ultima, a mio avviso molto discutibile visti gli oneri aggiuntivi caricati in tal modo sull’assemblea legislativa, il cui bilancio non è certo paragonabile a quello dell’esecutivo). Proprio perché mi considero l’ultimo arrivato, ho preso atto di quanto l’esperienza del passato ha consegnato al Consiglio, e ho accordato il mio voto favorevole al bilancio di previsione che anche per il 2014 destina le risorse necessarie per il funzionamento di questi due organismi (si tratta, in tutto, di 130 mila euro, 70 dei quali indirizzati al Forum e 60 alla Commissione). Tuttavia, visto che oggi garantire la continuità è troppo poco e che l’incalzare dei problemi ci chiede un continuo sforzo di miglioramento, ho iniziato a riflettere su quanto si potrebbe fare di nuovo e soprattutto di utile per utilizzare le risorse a disposizione del Consiglio secondo criteri e modalità il più possibile corrispondenti al suo compito essenziale di stabilire norme disegnate sulla particolare realtà territoriale, sociale ed economica del Trentino. A tale criterio dovrebbe, a mio avviso, essere prioritariamente indirizzata la predisposizione del bilancio del Consiglio, unitamente all’imprescindibile impegno al contenimento della spesa. Premetto che io personalmente non ho nulla contro chi lotta per la pace e tantomeno nei confronti di chi chiede una maggiore eguaglianza tra i sessi. Non ci può essere una società libera senza parità tra uomini e donne e una società militarizzata sarebbe la negazione dei valori democratici. Però, mi permetto di sottoporvi una riflessione di carattere, per così dire, culturale. La cultura della pace e la promozione delle pari opportunità devono originariamente scaturire da una coscienza civile che non può avere origine nelle Istituzioni, ma deve essere espressione di un comune sentire che si forma nelle nostre famiglie, nelle diverse agenzie educative e che trova forme più compiute di elaborazione nelle formazioni sociali intermedie.

    Strutture quali il Forum per la Pace e la Commissione per le pari opportunità diventano espressione istituzionale di una corrispondente consapevolezza culturale presente a livello sociale, nella misura in cui vengono riconsegnate alla forza e alla freschezza della responsabilità e della militanza sociale. Il sostegno delle Istituzioni deve garantire che, a chi si occupa di pace e parità, siano senz’altro garantiti spazi, appoggio logistico, strutture, ma quando parliamo di impegni finanziari ritengo non possiamo, responsabilmente, non tradurre in scelte conseguenti la coscienza del fatto che i tempi che stiamo vivendo qui, nelle nostre famiglie, nelle nostre realtà lavorative e imprenditoriali, non sono tempi normali. Che, al di là delle rassicurazioni d’ufficio del governo o dello stesso Draghi, la crisi, talmente profonda che sta alterando gli assetti sociali anche in Trentino, non sta lasciando la presa. Quindi, noi abbiamo il dovere di rispondere con sempre maggiore incisività e qualità alle esigenze del nostro tempo. Per questo propongo che al Forum per la Pace e alla Commissione pari opportunità vengano assegnate minime risorse finanziarie, dovendosi l’impegno su tali temi, come già sottolineato poc’anzi, chiamare a raccolta sensibilità e mobilitazioni riconducibili in termini significativi ad un’attivazione volontaria e gratuita. Oggi abbiamo bisogno, rispettando il criterio di realtà, di puntare, in modo deciso, sulla conoscenza, sull’analisi dei fatti, sulle idee che ci permettano di uscire da questo momento e (ancora più importante) prevenire le prossime crisi. In base al principio liberale “conoscere per deliberare” dobbiamo mettere in piedi a costo zero una struttura della conoscenza che tenga i contatti con l’Università (un ente pubblico che, a mio parere, va sfruttato di più), che elabori idee, che ci metta in contatto con realtà che sui temi dello sviluppo e della qualità dello sviluppo sono più avanti di noi. Penso ad un ufficio-studi, a un ufficio-idee, il nome non importa, che ci permetta di capire e di fare con serietà il nostro lavoro di consiglieri. E quando dico consiglieri mi riferisco a tutti i consiglieri, senza distinzione di gruppi, consiglieri di maggioranza e di minoranza.

    Perché tutti, a quanto pare, sono d’accordo sul fatto che il Consiglio deve tornare a ricoprire un ruolo centrale nella vita politica del Trentino. Ma per giocare questo ruolo abbiamo bisogno in primo luogo di conoscenza. Dobbiamo avere gli strumenti che ci permettano di venire in quest’Aula e di lavorare nelle commissioni sapendo di che cosa parliamo. Per questo motivo chiedo, e su questo terreno sfido, appunto, il senso di responsabilità di tutti i colleghi, non solo delle minoranze, ma anche della maggioranza, chiedo – dicevo – che nei prossimi mesi, ovviamente a costi complessivi della macchina consiliare invariati, ci si impegni a trovare le risorse per la realizzazione di uno strumento di conoscenza e analisi a servizio del Consiglio. A tale proposito, mi rifaccio anche ai qualificati interventi e alle argomentate conclusioni di due Conferenze di informazione promosse dal Consiglio provinciale rispettivamente nel 2007 (con Presidente Dario Pallaoro) e nel 2009 (con Presidente Giovanni Kessler), che hanno fatto emergere l’esigenza di dotare l’assemblea legislativa di un ufficio studi o di un centro per la raccolta, l'analisi e la diffusione di elementi conoscitivi utili alla produzione legislativa dei consiglieri.

    Per questo chiedo a tutti il coraggio di mettere in discussione le leggi che hanno incardinato sul Consiglio il Forum per la Pace e la Commissione per le pari opportunità, per dirottare anche parzialmente le risorse finanziarie riservate a questi due organismi verso la costituzione di una struttura conoscitiva che ci fornisca dati, analisi, spunti operativi per diventare davvero il cervello, o una parte di esso, di questa nostra Autonomia.

    Diego Mosna

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