Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    25 febbraio 2014

    Il Blog di Diego Mosna

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    Ieri Matteo Renzi è si è presentato al Senato per chiedere il voto di fiducia sul suo governo. Fiducia che ha ottenuto nel corso della notte. Il suo discorso è rimasto però decisamente al di sotto delle aspettative: generico, senza punti fermi, con poca chiarezza sui tempi e i modi delle riforme. Non si è ben capito cosa voglia fare sul fisco, sull'economia, sulla riforma elettorale, sulla giustizia. Come evidenziato da più di un commentatore, la relazione del nuovo premier si è risolta nell’elencazione di una lista di titoli, con scarse indicazioni su strategie e modalità per tradurli in risultati tangibili. Insomma, una via di mezzo tra un comizio da campagna elettorale e un programma. Da questo punto di vista, non possiamo che sospendere il giudizio.

    I problemi dell'Italia – e, del resto, anche quelli del Trentino - però non sono affatto vaghi. Si chiamano: disoccupazione, mancanza di crescita, soffocante pressione fiscale, asfissiante peso della burocrazia. Sono questioni serie, urgenti, a cui bisogna dare delle risposte concrete e rapide. E per farlo ci vogliono idee e capacità di realizzarle. In fretta.

    Matteo Renzi ha promesso questo: velocità, innovazione, cambiamento. La sua giovane età è una bella promessa. Come le facce nuove che si vedono nel governo che ha formato. E per questo molti politici moderati, pur avendo un'altra storia e appartenenza, gli hanno offerto un'apertura di credito, per vedere di cosa sarà capace. Questo nostro Paese ha un disperato bisogno di ritrovare fiducia. Oggi “dobbiamo” sperare che Renzi e il suo governo riescano ad imprimere la svolta tanto evocata in questi ultimi giorni. Il “ragazzo” – gliene va dato atto – ha coraggio. Si è dato scadenze temporali ambiziose e impegnative e fin da subito ha assunto su di sé tutto il peso della responsabilità in caso di fallimento. Arrivato a Palazzo Chigi attraverso una manovra che sa tanto di vecchia politica, sa di essere condannato a rendere evidente un cambio di passo nell’azione di governo. Proprio per questo è necessario che dimostri la capacità di passare dagli annunci ai fatti. E noi Trentini non possiamo permetterci di pensare che tutto ciò non ci riguardi molto da vicino. È doverosa un’azione congiunta a sostegno dell’Autonomia. Un’azione che compia un doppio salto di qualità: in primo luogo non deve essere condotta dal solo Presidente Rossi e dal suo partito, seppure con l’apporto prezioso del Presidente del Consiglio provinciale, ma coinvolgere lo stesso Consiglio nella pluralità delle forze politiche che vi sono rappresentate e nella pienezza delle sue prerogative istituzionali, perché l’Autonomia è di tutti. Secondo: l’azione del Trentino non può limitarsi a riaffermare che noi siamo “più bravi” degli altri, perché qualcuno potrebbe farci notare, per esempio, quanto riportato sul Corriere della Sera di oggi a pag. 9: in Provincia di Trento le spese del personale dei Comuni per la burocrazia sono pari a 207 € per abitante - il valore più alto di tutta Italia – contro i 177 € della Provincia di Bolzano, i 104, 105, 106 €, rispettivamente, di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto (dati relativi al 2010).
     Se è vero che tra gli obiettivi prioritari di Renzi c’è l’abbattimento della spesa pubblica e la drastica riduzione della burocrazia, sarà meglio che ci diamo una mossa per intervenire incisivamente sui costi della pubblica amministrazione del Trentino prima che da Roma ci arrivino bocconi assai amari da digerire. In particolare, riguardo alla revisione della nostra riforma istituzionale, vanno evitati compromessi pasticciati e, mentre a livello nazionale si progetta la fine del bicameralismo, cerchiamo di eliminare quel livello intermedio tra Provincia e Comuni che ha preso il nome di Comunità di valle, rivelatosi inutile, e incentiviamo associazioni, unioni e fusioni di Comuni per dare servizi più efficienti e di qualità.

    Concludo tornando brevemente a Renzi. Certo, se dovessimo giudicarlo dal discorso di ieri, il nuovo Presidente del Consiglio non supererebbe la sufficienza. Gli effetti speciali e le suggestioni non mancano, ma per andare lontano servono decisioni anche difficili, competenze di prim’ordine in tutti i settori, la lungimiranza di chi, per dirla con Degasperi, lavora “non per le prossime elezioni, ma per le prossime generazioni”. E tuttavia è evidentemente ancora troppo presto per dare un voto definitivo e senza appello. Per ora quello che sappiamo con certezza, caro Matteo Renzi, è che si può fare di più. Molto di più. Non dimenticare mai che la tua scommessa è la scommessa di una nazione, di un popolo che vuole tornare a vivere all’altezza della propria storia.

     

    Diego Mosna

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