Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    18 gennaio 2014

    Il Blog di Diego Mosna

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    Vorrei inserirmi nel dibattito sulla Regione rovesciando le parti. Partendo cioè non dallo scenario politico istituzionale, ahinoi poco luminoso, ma da quanto succede nella società, nell’economia, nei fatti reali del Trentino e dell’Alto Adige – Suedtirol. Anzi, parto da un fatto concreto e vissuto, da un’ iniziativa di successo realizzata nella capitale economica d’Italia, Milano, grazie all’unione di forze tra trentini e sudtirolesi. Fatto che, assieme a tanti altri ovviamente, dimostra che mentre la Regione come istituzione muore, una Regione reale c’è, eccome. Regione reale che, a mio parere, almeno nelle sue parti più moderne e progressiste, sente anche il bisogno di una Regione politica.

    A scanso di equivoci dico che, come imprenditore, sono pienamente della partita. E la partita si è giocata sul terreno semplicemente vitale, soprattutto per il nostro Paese e la nostra economia, dell’energia.

    La storia si è svolta e si svolge ad Albairate, centro situato nel Parco agricolo sud Milano. Attraverso una convenzione tra la società Ecoprogetto Milano e il Comune del milanese è stato realizzato un impianto di digestione anaerobica per produrre energia dalla potenza di 2 megawatt, per una produzione annua di 16 milioni di kilowattora elettrici. Il che significa, in termini comprensibili anche a chi non è un tecnico, che 4.500 utenze domestiche ricevono elettricità da questo impianto e che, inoltre, 300 appartamenti verranno riscaldati. Energia che viene ricavata dal trattamento di 70 mila tonnellate di rifiuti organici differenziati provenienti dalla provincia di Milano. Di questa massa ben 60 mila tonnellate provengono dal rifiuto umido domestico. In più, dal processo di produzione del biogas che serve come combustibile per produrre energia, si ricavano 20 mila tonnellate di compost che verrà impiegato come fertilizzante per l’agricoltura (tra l’altro molto richiesto per le coltivazioni biologiche) e che punterà ad ottenere i livelli più alti di certificazione. Il progetto è stato pensato e realizzato con la formula del project financing da Ecoprogetto Milano assieme, per la parte tecnologica, a Ladurner Ambiente spa, La Finanziaria Trentina spa e con la partecipazione di altri imprenditori trentini. Un investimento di 27 milioni di euro; 21,5 dei quali vengono dai finanziamenti concessi da un pool di banche regionali e da due banche di livello nazionale.

    Sì, parlo di questo progetto senza nascondere l’orgoglio e senza mettere argini all’entusiasmo. Un entusiasmo che deriva soprattutto dall’aver accettato una sfida (e quella dell’energia, ripeto, è enorme) con forze della nostra terra, trentina e altoatesina – sudtirolese e di averlo fatto in una regione come la Lombardia.

    Un’avventura imprenditoriale che mi ha insegnato più di una cosa anche come esponente politico. Primo di tutto che, al di là delle divisioni storiche, di un passato che è stato spesso doloroso, delle differenze linguistiche, al di là di una Regione che anche nel suo addio alla scena politica Durnwalder ha definito ormai morta, che in queste ore è stata ulteriormente umiliata per meri giochi di piccolo potere addirittura personale, Trentino e Alto Adige – Suedtirol devono collaborare, devono fare massa critica, devono sommare le loro eccellenze. Se la politica divide, i nostri imprenditori, gli uomini che vedono il progresso come una continua occasione, sono costretti dalla realtà ad unire le forze. Il fare, i risultati, le sfide sono la più efficace medicina contro i pregiudizi. Come è sempre accaduto nella storia attraverso il progresso economico si costruiscono rapporti, si rompono tabù, si tracciano vie nuove. Di fronte alla demagogia antiautonomista dei tanti “Porta a Porta” che ormai ci assediano abbiamo, a mio parere, solo una strada: sfondare la barriera, politica, linguistica, storica, economica e istituzionale, di Salorno.

    L’esperienza di Albairate mi fa ben sperare. Sperare in una ventata  di rinnovamento che partendo dalla società, dalle sue parti più dinamiche, raggiunga la classe politica, della quale faccio parte, delle due Province autonome per chiedere una ritorno a nuova vita della Regione. Non un ulteriore peso burocratico, ma un organismo in grado di gestire e favorire politiche di sviluppo, alleanze, sinergie, su una scala più ampia, e quindi più razionale, rispetto a quella delle due Province autonome.

    Mi rendo perfettamente conto che il peso della storia è ancora grande. Ma il passato non può continuare a determinare il nostro futuro: la tragedia della Prima Guerra mondiale dista ormai un secolo; settant’anni sono trascorsi dal Secondo Conflitto; cinquantasette dal Los von Trient; mezzo secolo dalla tragedia del terrorismo, quarantadue dall’accordo sul Secondo Statuto. Ma soprattutto la realtà economica e quindi sociale delle nostre terre è radicalmente cambiata. Mi rendo anche conto che gli attacchi all’Autonomia, i tagli ai bilanci imposti da Roma hanno, in parte, creato difficoltà politiche che, tra l’altro, favoriscono microprotezionismi anche tra Trentino e Alto Adige. Però, proprio perché quelli che stiamo vivendo non sono tempi normali, dobbiamo trovare soluzioni che definirei eretiche. Come quella di consegnare alla Regione Trentino Alto Adige – Suedtirol poteri e strumenti nuovi. Per permettere la nascita di altre dieci, cento, mille Albairate.

    Diego Mosna

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