Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    23 aprile 2014

    Il Blog di Diego Mosna

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    Trovo a dir poco sconcertante che alla palese insensatezza, per non usare termini più pesanti, della questione vitalizi non sia stata ancora data risposta. Anzi, che si affaccino agli onori della cronaca nuove difese corporative, contrarie ad ogni buon senso e inaccettabili nel merito. Ma interrogativi altrettanto pesanti mi procura la consapevolezza che un uguale atteggiamento di civica indignazione non interessi la qualità del far politica, troppo spesso approssimativo e privo di quell’accurato e rigoroso approfondimento che la gestione della cosa pubblica sempre impone. Sui soldi della politica l’attenzione dell’opinione pubblica è, giustamente, incandescente, ma sulla sua qualità lo è purtroppo meno, quasi rassegnata.

    Questo mi preoccupa, perché la politica, in termini di effetti sul Trentino e sul suo sviluppo, produce vantaggi o danni di proporzioni incalcolabili, soprattutto se consideriamo le importanti competenze di cui è dotata la Provincia Autonoma. Di fronte all’urgenza di un salto di qualità della politica - che ho già avuto modo di sottolineare quale condizione per creare nuove opportunità di sviluppo contro una crisi pervasiva degli ambiti dell’economia e della socialità – non possiamo permetterci di occuparci solo di vitalizi e di privilegi. A quest’ultimo proposito, si trovi una soluzione che combini tempestività ed equità, che risponda seriamente all’indignazione per gli esorbitanti costi dei vitalizi, ma cerchiamo di porre altrettanta attenzione su ciò che la politica produce, in termini di visione, di capacità gestionale e, soprattutto, di risultati raggiunti.

    Quindi, guardando al futuro, cerchiamo di precisare meglio, ovviamente nel pieno rispetto dei principi di democrazia, cosa voglia dire fare buona politica. Come e con quale rigore si debbano fornire all’elettore tutte le informazioni per comprendere se le scelte compiute rispondano agli interessi di tutti o di singole categorie, se abbiano ottenuto i risultati promessi o se siano solo effetti annuncio, se si limitino alla protesta o se contengano anche qualche soluzione, se siano corrette nelle analisi proposte o se siano superficiali o, peggio, demagogiche. Poi il cittadino deciderà secondo i propri criteri di giudizio, qualunque essi siano, ma con il conforto di basarsi su informazioni veritiere.

    Utopia? Forse si, ma è proprio l’utopia, specie in tempi duri, confusi e in vorticoso mutamento che ci aiuta a tenere saldo il timone verso quello che un tempo, ma con immutata attualità, era chiamato bene comune.

    Diego Mosna

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