Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    28 luglio 2014

    Il Blog di Diego Mosna

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    Mi permetto anch’io di intervenire sul caso che sta arroventando il dibattito a livello politico e sociale in quest’estate trentina. Parlo della vicenda che coinvolge l’Istituto S. Cuore. Lo faccio perché quella diretta da Suor Eugenia Libratore è una realtà che ho potuto conoscere dall’interno e della cui elevata qualità sul piano della proposta educativa sono diretto testimone.
    Date le premesse, mi preme anzitutto sottolineare che tutta la comunità trentina dovrebbe guardare all’Istituto S. Cuore con gratitudine, per le migliaia di bambini e adolescenti, con le rispettive famiglie, che hanno goduto di una proposta formativa seria, profonda, basata sui principi del merito e, insieme, della cooperazione. Una proposta formativa condotta nel rispetto del primato educativo della famiglia e capace di attrezzare gli studenti in modo robusto in vista delle sfide della vita: la crescita dell’autonomia e dell’autostima, la capacità di trovare la propria collocazione nei diversi contesti sociali e lavorativi, la disponibilità ad assumere responsabilità crescenti.
    Non potevo affrontare la questione d’attualità prescindendo dalla mia esperienza e dalla profonda stima che ho avuto modo di maturare nei confronti di Suor Eugenia Libratore.
    Non mi sottraggo, peraltro, da una valutazione sull’attualità, partendo da quelli che sono i dati di cui un po’ tutti siamo in possesso, ma che purtroppo vengono spesso letti strumentalmente in modo deformato. Anzitutto ricorre, rispetto all’insegnante, il termine di “discriminazione”. Chiaro, è doveroso fare luce sui dati di fatto della vicenda, come è giusto che facciano le strutture della Provincia, ma a quanto è dato sapere a tutt’oggi non vi è alcuna evidenza di discriminazione.
    Di certo non c’è stato alcun licenziamento, ma un contratto non rinnovato alla scadenza del 30 giugno scorso. Sorte toccata non soltanto alla professoressa ma ad altri 29 insegnanti della stessa scuola, in attesa che a settembre si rifacciano i conti con le iscrizioni e si decida se qualcuno di questi contratti può essere riacceso. Peraltro tale sorte tocca a molti insegnanti precari anche della scuola provinciale.
    In ogni caso le reazioni sicuramente esagerate all'accaduto hanno portato a mettere a tema due questioni: il finanziamento alle scuole paritarie e il ddl contro l'omofobia è le due questioni insieme.
    Non vorrei infatti che nella vicenda dell'Istituto Sacro Cuore non ci sia in gioco solo il posto di lavoro per una professoressa ma soprattutto che il rischio sia quello di mettere a tema in modo pretestuoso (così come peraltro si sta facendo) la libertà di educazione, quasi che se non si accettasse anche nelle scuole paritarie l'ideologia gender (e quindi non si approvasse in Trentino il ddl contro l'omofobia) tali scuole non potessero continuare la loro attività educativa.
    Le discriminazioni certamente vanno combattute, ma la realtà dei fatti va altrettanto rispettata senza trarre conclusioni e conseguenze non solo sproporzionate, ma assolutamente rischiose e pericolose per la libertà di tutti.


    Diego Mosna

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