Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    12 agosto 2016

    Il Blog di Diego Mosna

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    Ad intervalli regolari di quattro anni, le Olimpiadi si confermano uno splendido spot per il nostro sport, portandolo, grazie alla maggiore attenzione dedicata da tv e giornali, anche nelle case dei pochi italiani che ancora non lo conoscono. Così anche quella parte di Paese che non apprezza o ignora la pallavolo ha scoperto nel giro di una settimana di gare che straordinario campione sia Simone Giannelli e come sia semplice innamorarsi di un ragazzo con qualità così spiccate.
    Freddezza, talento, carattere e maturità sono quelle che saltano subito agli occhi e che lo rendono in questo momento unico nel panorama mondiale. Il pubblico del PalaTrento ha imparato ad apprezzarlo già da tempo, vista la sua rapida ed inarrestabile ascesa ad alti livelli… eppure ancora oggi, quando lo vedo giocare in maniera così sciolta e tranquilla, continuo a restare stupito. Ha compiuto da pochi giorni appena vent’anni ma per personalità, capacità tecniche e temperamentali sembra che disputi partite a questi livelli da una vita. Siamo di fronte ad un fenomeno vero; ne nasce così uno ogni 50 anni.
    E allora per ricordarmi che tutto ciò è vero, reale, mi piace ripensare a come Trentino Volley abbia saputo farlo crescere giorno per giorno fra le mura delle proprie palestre già a partire dal 2010. Se mi guardo indietro, rivedo l'ottimo lavoro di scouting del nostro settore giovanile, che lo andò a pescare nel Neugries Bolzano quando aveva appena 12 anni, vedo le prime partite con la nostra maglia giocate in Boy League (poi vinta), vedo le lunghe chiacchierate che i nostri dirigenti fecero con suo papà Paolo per convincerlo a scegliere Trento e vedo, non ultimo, il grande lavoro dei nostri tecnici - bravi ad intuire le immense potenzialità ma al tempo stesso anche saggi nel cambiargli ruolo.
    Non tutti sanno infatti che Giannelli fino a 16 anni ricoprì il ruolo di schiacciatore; io stesso lo ricordo brillante ed efficiente giocatore di posto 4 ad una finale dell'Euregio Cup di Bolzano, nel 2012. Ai tempi lo spostamento in cabina di regia poteva sembrare un azzardo: si andava a togliere al vivaio lo schiacciatore più forte, quello che aveva contribuito alla vittoria in serie di scudetti in Under 16 e Under 17, per trasformarlo in palleggiatore. A ben vedere, si è trattata di un'intuizione geniale, che nel tempo ha offerto i suoi frutti, avvallata anche dal ragazzo che ha capito in fretta come in questo ruolo potesse arrivare ancora più in alto.
    "Ho voluto fare il palleggiatore perché così tocco più palloni e sono sempre al centro del gioco" ha spesso risposto a giornalisti o tifosi che gli chiedevano perché avesse deciso di trasformarsi alzatore. Un diciannovenne che ragiona in questa maniera non poteva che ottenere in fretta il meritatissimo successo, arrivato anche attraverso stagioni di serie B1 e B2 vissute quando aveva appena iniziato le superiori e proseguite in prima squadra con la Diatec Trentino ancora prima di prendere maturità e patente di guida. Io stesso ho consigliato più volte Stoytchev di lanciarlo e prendersi questa scommessa; a distanza di pochi anni dal suo approdo a Trento, Giannelli ha già ripagato completamente chi ha creduto in lui.
    Simone è il nostro orgoglio e rappresenta una fra le più belle storie dello sport regionale: nato a Bolzano, cresciuto e consacratosi a Trento. Obiettivamente non potevamo immaginarci situazione migliore e più gratificante. E poi è bello pensare che dopo le Olimpiadi potremo godercelo ogni giorno di nuovo al PalaTrento, come sempre impegnato a migliorarsi e a trascinare la Diatec Trentino verso l’apertura di un nuovo ciclo. Magari dopo aver, nel frattempo, arricchito con un'altra medaglia il suo palmares.

     

    diego mosna

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