Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    22 febbraio 2014

    Il Blog di Diego Mosna

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    Le risorse finanziarie dell’Autonomia trentina continuano a calare ma nei comportamenti, pubblici e privati, nulla è mutato, come se la situazione fosse ancora quella di dieci anni fa. Tra i molti esempi, ne scelgo uno che trovo particolarmente significativo. È fuori dubbio che la cultura sia un comparto cruciale almeno per due ragioni. La prima si riferisce ai grandi musei (Muse e Mart in particolare), come fonti primarie del nostro sviluppo scientifico e culturale, ma anche come forti richiami di clientela turistica. La seconda è legata al ruolo primario della cultura, specie di quella sostenuta dal volontariato, nella crescita della qualità della vita, valore essenziale non solo per il benessere sociale, ma anche per la capacità attrattiva del nostro territorio.

    Detto questo, viene spontanea una domanda: come può essere compatibile un bilancio pubblico in forte riduzione con un apparato museale costosissimo e con il mantenimento, anch’esso costoso, del nostro ricco tessuto associazionistico? A parole, la soluzione sembra semplice. Per i grandi musei creare economie di scala gestendo insieme i servizi comuni e quelli a valenza trasversale. La stessa cosa che fanno le aziende private che, per risparmiare, si accorpano, si fondono, o comunque ricercano soluzioni per gestire in modo unitario le attività che, insieme, si effettuano meglio e con minori costi. Per l’associazionismo il ragionamento in parte è uguale, gestire i servizi comuni non ciascun per sé, ma mettendosi insieme. In più, e questo è altrettanto importante, non erogando i contributi in modo clientelare. Quindi, non privilegiando elementi relazionali, ma rivolgendo l’attenzione alla qualità, al merito, come alla promozione del lavoro volontario e quindi alla partecipazione e al coinvolgimento dei fruitori.

    Tutti d’accordo, sembrerebbe. Solo che i musei continuano ad operare ciascun per sé, con duplicazioni di servizi e diseconomie di scala, e i contributi alle associazioni rischiano di finire sempre nei luoghi più vicini al potere, a quello della Provincia, ma anche a quello dei Comuni, grandi o piccoli che siano.

     

    Diego Mosna

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