Il Blog di Diego Mosna
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Ecco le mie considerazioni sulla Festa dell'Autonomia del 5 settembre:
"Sono d’accordo che si debba riflettere su questa nostra Autonomia, sulla sua vicenda storica complessa e originale, sul suo assetto giuridico, sui rapporti con lo Stato e capisco anche che ci sia bisogno, una volta all’anno, di un momento rituale. Però questa Festa dell’Autonomia, da poco istituita, mi sembra già un rito stanco. Se fossi Presidente della Provincia, proporrei per questo 5 settembre:
1. Un incontro non solo di vertice ma tra rappresentanti di categorie economiche e sindacati, associazioni culturali, istituzioni scolastiche e formative per capire lungo quale via Trentino e Alto Adige Sϋdtirol possono camminare assieme e fare squadra. E questo anche perché, se è vero che si va verso un nuovo Statuto, va affrontato urgentemente il tema della Regione che, non dimentichiamolo, è la culla delle nostre autonomie ed è stata sacrificata sull’altare degli interessi politici dominanti a Trento e a Bolzano.
2. Istituirei un premio non per personaggi famosi o gente di successo, ma per persone e famiglie normali che, partendo da situazioni difficili, sono riusciti a far studiare i figli e a farli arrivare ai vertici nei campi della scienza, della cultura, dell’impresa, dello sport. Demagogia? No assolutamente, piuttosto una semplice riscoperta dei valori e della normalità fatta dei piccoli sacrifici quotidiani. Non c’è, secondo me, autonomia che non passi dalla capacità di mettersi in gioco nelle scelte individuali e in famiglia. Non ci può essere vera e solida autonomia che non poggi sull’emancipazione delle persone, attraverso l’impegno e la costanza, frutti del senso di responsabilità e del dovere.
3. Fare della Festa dell’Autonomia, oggi prevalentemente rito della classe politica e burocratico - intellettuale, una festa popolare e un momento di spazio genuino per le relazioni . La domenica dopo il 5 settembre mobiliterei, su tutto il territorio, le enormi risorse del volontariato e culturali della nostra terra per fare semplicemente e in modo sobrio festa. Cioè un’occasione di incontro e confronto tra la nostra gente e per rilanciare l’orgoglio di appartenenza ad una comunità. E questo perché l’Autonomia (che cos’era la tanto citata Asar se non un movimento di popolo?) l’ha voluta il popolo. Senza questa spinta possente non ci sarebbe stata la storica firma di Parigi che celebriamo oggi."
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