Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    29 maggio 2014

    Il Blog di Diego Mosna

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    Riporto di seguito il testo della mia proposta di mozione sulle politiche del lavoro e sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali, discussa e approvata all'unanimità mercoledì 29 maggio 2014 dal Consiglio provinciale

     

    Ridefinizione degli interventi a sostegno delle politiche attive del lavoro

     

    Con l'espressione ammortizzatori sociali si fa riferimento ad una serie di strumenti e di misure volti a sostenere il reddito dei lavoratori in caso di perdita o di sospensione della propria attività lavorativa. Si tratta di misure finalizzate ad evitare che i lavoratori rimangano privi di retribuzione, qualora il datore di lavoro non sia in grado per motivi legittimi di ricevere la prestazione lavorativa e di conseguenza non abbia più l'obbligo di corrispondere la retribuzione.
    Gli strumenti ordinari di tutela contro la disoccupazione parziale o totale si distinguono, come noto, tra trattamenti di integrazione del reddito in costanza di rapporto di lavoro, che sono la cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, e misure di sostituzione del reddito in caso di disoccupazione.
    L’attuale assetto del sistema degli ammortizzatori sociali è molto frastagliato ed eterogeneo. Da più parti si sostiene la necessità di ricomporre in un quadro unitario i molteplici strumenti di tutela del reddito, passando da un sistema di welfare assistenziale ad un sistema di welfare promozionale.
    Varie sono le tipologie di intervento, non applicabili all’universalità dei lavoratori ma solo a determinate categorie e solo a determinati settori produttivi. Nell’ambito di una revisione complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali, la legge n. 92 del 2012, di riforma del mercato del lavoro, ha introdotto sostanziali modifiche alle vecchie tipologie di ammortizzatori (mobilità, cassa integrazione, indennità di disoccupazione, ecc.). Tra queste rileva l’istituzione, dal 1° gennaio 2013, dell’Assicurazione Sociale per l’Impiego (ASPI), che unifica e sostituisce la maggior parte degli strumenti di sostegno ai lavoratori che hanno perduto il lavoro. L'accesso a questo ammortizzatore è concesso solo se il lavoratore ha raggiunto un livello minimo di contribuzione. Il beneficiario ottiene un’indennità mensile di disoccupazione erogata dall'INPS. L'ASPI può essere richiesta da tutti i lavoratori dipendenti che hanno perso la loro occupazione per motivi indipendenti dalla loro volontà. Non si applica, quindi, alle ipotesi di dimissioni e di scioglimento consensuale del rapporto con il datore di lavoro. Possono beneficiarne anche gli apprendisti e i soci lavoratori all'interno di una cooperativa. Per i lavoratori che hanno invece raggiunto requisiti contributivi inferiori è prevista una forma di ammortizzatore ridotta, che viene chiamata mini ASPI. La legge 92 del 2012 (art. 3) ha istituito, inoltre, i fondi di solidarietà bilaterali per i settori non coperti dalla normativa in materia di integrazione salariale (ordinaria o straordinaria), al fine di assicurare ai lavoratori interessati una tutela nei casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per le cause previste dalla normativa in materia di integrazione salariale ordinaria o straordinaria.
    Con riferimento alla nostra realtà locale, sul piano normativo rilevano le norme di attuazione di cui al decreto legislativo n. 28 del 2013, che attribuiscono alla Provincia (art. 2) la facoltà di regolare, nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni e sulla base dei principi della legislazione statale, la materia degli ammortizzatori sociali, intervenendo sui requisiti e criteri di accesso, nonché sui destinatari, la misura, la durata e le condizioni di mantenimento delle prestazioni, prevedendo che gli oneri conseguenti ad eventuali integrazioni siano assunti direttamente dalla Provincia. Alla concessione e all'erogazione dei trattamenti nazionali e provinciali provvede l'Istituto nazionale di previdenza sociale con oneri a proprio carico, fermo restando che l'INPS eroga i trattamenti stabiliti dalla normativa provinciale nei limiti delle risorse ordinariamente assegnate all'istituto per il pagamento dei trattamenti previsti dalla legislazione dello Stato (art. 3).
    A fronte del quadro normativo qui descritto si sottolinea che la difficile situazione economico-finanziaria in cui versa il mercato del lavoro richiede che le politiche del lavoro passive di sostegno alla sospensione e alla perdita del lavoro siano raccordate alle politiche attive del lavoro, superando gli angusti ambiti di una logica meramente assistenzialistica dei lavoratori, vale a dire di sostegno contingente e temporaneo dei redditi, nell’ottica di promuovere, invece, effettivi strumenti di protezione del lavoratore nell’ambito di un processo di crescita del sistema produttivo locale.
    L’esperienza applicativa ha dimostrato, infatti, che, in molti casi, gli ammortizzatori sociali, assicurando una tutela passiva e transitoria, non costituiscono, tra l’altro, uno strumento di stimolo al passaggio da un’occupazione all’altra.
    Il superamento di una regolamentazione degli ammortizzatori sociali limitata alla soluzione delle emergenze appare possibile attraverso uno stretto coordinamento delle politiche del lavoro con le politiche produttive e della formazione, fondando un sistema integrato di interventi pubblici, articolato in una visione strategica di lungo periodo, nella consapevolezza che un sistema di protezione dei lavoratori limitato al sussidio economico non assicura la valorizzazione del capitale umano ed un processo di crescita inclusiva nel contesto di un mercato del lavoro sempre più competitivo.
    L’Unione Europea, nell’ambito della Strategia europea per l’occupazione, ha elaborato degli indirizzi per l’occupazione, che sollecitano gli Stati membri a rivedere o riformare i sistemi fiscali e previdenziali e la loro interazione, al fine di eliminare le trappole della disoccupazione, della povertà e dell'inattività e di incoraggiare la partecipazione all'occupazione di donne, lavoratori scarsamente qualificati, lavoratori anziani, persone con disabilità e delle persone più lontane dal mercato del lavoro. L’orientamento che esprime tale politica è sintetizzato dal motto “make work pay”, far sì che il lavoro paghi, cioè rendere il lavoro remunerativo. Accanto agli interventi sui sistemi previdenziali e fiscali, gli indirizzi comunitari sottolineano che una gestione efficace delle prestazioni sociali viene garantita, da un lato, mediante il collegamento della prestazioni di sostegno al reddito con l’obbligo del lavoratore alla ricerca attiva di una occupazione e, dall’altro, tramite il collegamento delle politiche passive alle politiche attive, in particolare a misure di formazione e riqualificazione, dirette ad accrescere l’occupabilità del lavoratore disoccupato attraverso percorsi mirati di reinserimento al lavoro.
    Ciò posto, appare necessario coniugare la gestione degli strumenti di ammortizzazione sociale, quali sussidi transitori e selettivi, volti a superare gli effetti della disoccupazione, con le politiche attive attraverso percorsi alternativi, finalizzati al mantenimento del posto di lavoro. Se da un lato, infatti, è necessario assicurare forme di protezione sociale ai lavoratori nella contingenza della crisi, occorre al contempo ricercare soluzioni innovative, promuovendo interventi di formazione e ricollocazione del capitale umano, di ricerca e innovazione tecnologica, in una prospettiva di rilancio e ripresa del mercato.
    Questa strategia di intervento viene definita come welfare to work, caratterizzata dal tentativo del passaggio dal welfare, cioè da un sistema basato sull’assistenza passiva dei lavoratori disoccupati attraverso il sostegno del loro reddito, al workfare, caratterizzato dalla centralità del lavoro e dall’impegno attivo del lavoratore disoccupato alla ricerca di una nuova occupazione.
    Il sostegno al reddito va, quindi, declinato in un'ottica di contributo al miglioramento del tessuto economico attraverso l'avvio di circuiti di crescita correlati agli investimenti nella formazione e qualificazione del capitale umano e nel sostegno dei progetti imprenditoriali attuativi di tali interventi. Ciò può avvenire, innestando nel sistema degli ammortizzatori sociali anche stringenti elementi di condizionalità, che leghino la concessione del sostegno economico all'effettiva disponibilità dei lavoratori ad accettare offerte o percorsi di lavoro, ivi compresa la frequenza obbligatoria e monitorata di corsi formativi e di qualificazione professionale, pena la decadenza dai trattamenti di sostegno al reddito.
    Formazione, ricerca ed innovazione tecnologica costituiscono, infatti, gli strumenti per l'accrescimento della capacità innovativa e dei livelli qualitativi del sistema produttivo trentino, che consentono alle imprese di competere in un mercato globalizzato e sempre più concorrenziale, "escludente" i soggetti non adeguatamente qualificati.
    Una ridefinizione degli strumenti di sostegno al reddito rileva ancor più nell’attuale contesto di forte razionalizzazione delle risorse pubbliche provinciali, in cui si impone una rigida selezione degli interventi, stante la diretta correlazione tra le dinamiche dell’economia locale e la finanza pubblica provinciale, nel rispetto, comunque, di procedure di concertazione e con una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori sociali, politici ed istituzionali coinvolti.
    In tale contesto appare prioritario valutare tenendo, tra l’altro, conto degli autonomi spazi di intervento assegnati alla Provincia, l’adeguatezza del sistema degli ammortizzatori sociali, quali strumenti di varia tipologia, indirizzati al sostegno diretto, ancorchè transitorio, dei lavoratori penalizzati dalla crisi, in relazione all’erogazione, in via alternativa e non cumulativa, di risorse a sostegno diretto dell’impresa, al fine di evitare la riduzione dei livelli occupazionali. Si tratterebbe, in buona sostanza, di sostenere quelle imprese, che, previa sottoscrizione di accordi con i lavoratori, si impegnino ad evitare licenziamenti, anche attraverso una generalizzata diminuzione dell’orario di lavoro dei lavoratori occupati nell’impresa medesima e, comunque, subordinatamente alla presentazione di un piano di riconversione aziendale e di salvaguardia dei livelli occupazionali, anche nel caso in cui gli stessi lavoratori siano già destinatari di ammortizzatori sociali. L’erogazione di tali interventi di sostegno alle imprese sarebbe, altresì, subordinata all’adozione di piani formativi, supportati da accordi sindacali, diretti alla riqualificazione, alla qualificazione, all’aggiornamento e al rafforzamento delle competenze individuali in un’ottica di sostegno ai processi di riorganizzazione aziendale, nonché di incremento delle competenze e delle chances occupazionali dei soggetti coinvolti.

     

    Tutto ciò premesso,

     

    il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale

     

     

    1.       ad istituire un tavolo di consultazione tra la Provincia e le parti sociali, finalizzato a promuovere, nell’ambito degli autonomi spazi normativi di intervento in applicazione delle competenze in materia di ammortizzatori sociali, una ridefinizione degli strumenti di sostegno al reddito, introducendo opportuni collegamenti con i percorsi di politica attiva del lavoro;

    2.       a valutare, in un’ottica di tutela inclusiva, innovativa e responsabile dei lavoratori e in un contesto di forte razionalizzazione delle risorse pubbliche provinciali, l’adeguatezza del sistema degli ammortizzatori sociali, quali strumenti di tutela sociale di varia tipologia, indirizzati al sostegno diretto, ancorché transitorio, dei lavoratori penalizzati dalla crisi;

    3.       a sostenere, attraverso adeguate procedure di concertazione, l’erogazione di risorse, in via alternativa al sistema degli ammortizzatori sociali, direttamente a quelle imprese che, previa sottoscrizione di accordi con i lavoratori, si impegnino ad evitare licenziamenti, anche attraverso una generalizzata diminuzione dell’orario di lavoro dei lavoratori occupati nelle medesime e, comunque, subordinatamente all’adozione di piani di riconversione aziendale e di salvaguardia dei livelli occupazionali, anche nel caso in cui gli stessi lavoratori siano già destinatari di ammortizzatori sociali, nonché di piani formativi, supportati da accordi sindacali, diretti alla qualificazione, alla riqualificazione e al rafforzamento delle competenze individuali in una prospettiva di sostegno ai processi di riorganizzazione aziendale, di salvaguardia occupazionale, nonché di incremento delle competenze e delle chances occupazionali dei lavoratori coinvolti;

    4.       a riferire al Consiglio entro sei mesi dall’approvazione della presente mozione sulle iniziative adottate al fine di dare attuazione a quanto previsto ai precedenti punti di impegno.

     

    Cons. re Diego Mosna

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