Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    10 gennaio 2014

    Il Blog di Diego Mosna

    1 Commenti

    I tempi lunghi richiesti dai negoziati politici seguiti alle elezioni del 27 ottobre scorso per la formazione della Giunta della Provincia di Bolzano, stanno rendendo decisamente troppo lenta e faticosa anche la nascita della nuova squadra di governo della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Sȕdtirol. In proposito il gruppo trentino del Pd ha tenuto a precisare con Mattia Civico la propria volontà di subordinare la spartizione degli assessorati nell’esecutivo dell’ente ad un confronto interno alla maggioranza, per individuare un progetto politico condiviso che dia un senso e un futuro alla Regione. La puntualizzazione mi sembra ragionevole. Trovo però assai vaga rispetto a questo obiettivo l’idea dell’Istituzione regionale delineata poi dal Pd nella stessa nota. In puro “politichese” si avanza una proposta di “revisione” dello Statuto di Autonomia, in cui la Regione diventerebbe un “luogo di programmazione condivisa e di dialogo tra le diverse componenti linguistiche”. “Revisione” che riguarderebbe anche la funzione legislativa, ordinamentale ed amministrativa dell’ente regionale.

    Ho l’impressione che nella prospettiva del Pd la Regione, già ampiamente svuotata di poteri e competenze, sparirebbe del tutto come istituzione capace di rappresentare unitariamente le istanze autonomistiche del Trentino e dell’Alto Adige/Sȕdtirol, per essere ridotta a un tavolo di coordinamento e di raccordo politico. A tale ulteriore svuotamento della Regione dovrebbe corrispondere, secondo il Pd, l’attribuzione di un ruolo più rilevante al Gruppo europeo di collaborazione transfrontaliera, il Gect, con cui si garantirebbe all’Autonomia “un maggiore ancoraggio alla dimensione europea e il dialogo con le comunità dell’arco alpino”.

    Ebbene, sono questi i giorni in cui tributiamo giustamente a Luis Durnwalder i riconoscimenti dovuti a un uomo politico che con acuta intelligenza e totale dedizione ha governato per 25 anni l’Alto Adige/Sȕdtirol, favorendone lo sviluppo sociale, economico, culturale. Ma ritengo, da trentino che crede fortemente nel valore della nostra Autonomia speciale, che quei politici trentini i quali – riguardo alla Regione – negli ultimi anni si sono sempre più appiattiti sulla posizione della Svp e del Landeshauptman, ribadita l’altro giorno senza tanti giri di parole (“La Regione è morta”), non abbiano reso un buon servizio alla nostra terra e alla nostra gente.

    È infatti la Provincia di Trento, in particolare, che ha “derivato” la propria Autonomia dall’Istituzione regionale, grazie all’intelligenza e alla credibilità di Alcide Degasperi.. E sarebbe quindi l’Autonomia della Provincia di Trento a correre i maggiori rischi se si mettesse mano a una “revisione” dello Statuto orientata ad affossare la Regione, trasformata in questo improbabile “luogo” di incontro e dialogo con Bolzano. Non c’è bisogno di un’Istituzione per attivare e gestire luoghi di confronto e tavoli di lavoro! Mi chiedo se anche il Patt intenda concorrere all’ulteriore svuotamento della Regione e se ciò non costituirebbe il tradimento conclamato della sua mission e delle aspettative dei suoi elettori.

    Qualcuno potrebbe dire: e allora? La risposta alla “questione regionale” non è forse sempre stata rinviata nelle ultime legislature? Vero, ma oggi il nodo sta per arrivare al pettine, perché a livello nazionale le forze politiche sono costrette a proporre una riforma elettorale dopo che la Corte costituzionale ha cancellato il “Porcellum”. E la riforma elettorale porterà con sé la fine del bicameralismo perfetto, con la conseguente trasformazione del Senato in “Camera delle Regioni”. Quest’organismo dovrà garantire rappresentanza e peso politico ai territori del Paese. La domanda a questo punto è: chi rappresenterà le popolazioni e i territori del Trentino e dell’Alto Adige/Südtirol nella Camera delle Regioni? Le due Province autonome? Il Gect (quanti sanno che cos’è e cosa fa)? Finora non mi pare che il Pd e le altre forze politiche della maggioranza, almeno di parte trentina, si siano poste seriamente l’interrogativo. E tale interrogativo va posto, perché non è automatico – come forse pensa qualcuno – che siano garantite due rappresentanze separate, una al Trentino e l’altra all’Alto Adige/Sȕdtirol. Non va esclusa la possibilità che il riassetto istituzionale dello Stato porti ad accendere i riflettori sulla realtà della Regione Trentino-Alto Adige/Sȕdtirol e delle due Province autonome di Trento e Bolzano, con il rischio di ritrovarci a subire decisioni per noi penalizzanti se, nel frattempo, sarà proseguita l’opera dei picconatori della Regione.

    Concludo con una osservazione importante. Anch’io credo che la Regione andrebbe ridisegnata, ma per rilanciarla e non per renderla ancor più inutile di oggi. Occorre dare a questa istituzione un ruolo politico forte, affinché possa rappresentare e rilanciare unitariamente l’Autonomia delle due Province a Roma e a Bruxelles. E occorre al tempo stesso ridurre al minimo i costi e azzerare la macchinosità dell’ente. Mi rendo conto che la sfida è difficile. Ma proprio per questo ritengo che una adeguata riforma della Regione abbia assoluto bisogno del coinvolgimento di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione. Prima che sia troppo tardi.

     

    Diego Mosna
    Vicepresidente del Consiglio provinciale

1 Commenti

Carlo Arighi Il: 11 gennaio 2014 alle 20:36:44Rispondi

Carlo Arighi

Condivido l'esigenza che la Regione non sia liquidata. Anzi, azzardo una provocazione molto forte: in questa fase di crisi che chiisà quanto durerà ancora e approfittando del rinnovamento dei governatori e dei consigli delle due Province, tenuto conto dei tanti interessi comuni perché non unire le forze di Trento e Bolzano? Perché non affidare alla Regione un ruolo di motore dell'economia dei due territori mettendo insieme i bilanci e le politiche di investimento Disporremmo così di quasi 10 mila miliardi, di un importante "differenziazione" autonomistica rispetto alle altre regioni in ragione del bilinguismo e dei ladini presenti sia nel Trentino che in Alto Adige. Eviteremmo doppioni e appesantimenti dovuti alla presenza di troppi livelli istituzionali (naturalmente anche da noi come a Bolzano le comunità di valle non dovrebbero esistere=, ma soprattutto potremmo davvero rilanciare l'economia e valorizzare turismo, ambiente ed energia che costituiscono le nostre più grandi risorse naturali. Infine la politica didimostrerebbe quel coraggio che giustamente imprese e cittadini attendono Che gliuene pare? Le sembra utopia? Forse, ma attendo comunque una sua reazione. Un saluto.

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