Il Blog di Diego Mosna

  • Diego Mosna

    26 ottobre 2013

    Il Blog di Diego Mosna

    1 Commenti

    Abbiamo voluto chiudere qui, in questa piazza, la nostra campagna elettorale perché questo luogo, in un momento di drammatica svolta della storia della nostra terra, dell'Italia e dell'Europa appena uscite da un tragico conflitto, vide nascere la nostra Autonomia. Un’Autonomia, lo voglio ricordare, nata grazie ad un movimento di popolo che, pacificamente, si mise in marcia per cambiare e per darsi un futuro. Un popolo che si ritrovò, anche allora, a discutere del suo destino in ogni paese, in ogni frazione, in ogni valle e che si radunò pacificamente nelle piazze, in questa piazza, per chiedere l’Autonomia. Per chiedere quindi un nuovo inizio. Noi, in queste settimane faticose ma entusiasmanti in un clima per fortuna meno drammatico di quello di allora ma comunque difficile, abbiamo seguito la stessa strada: con umiltà siamo andati in ogni angolo del nostro Trentino ad incontrare lavoratori, artigiani, imprenditori, operatori del turismo, donne e giovani, per ricostruire il dialogo tra popolo e politica, tra popolo e istituzioni. Forse proprio perché l’abbiamo fatto con umiltà; forse perché il nostro modo di parlare è quello della gente concreta; forse perché la nostra lontananza dalle follie della politica romana è totale, ci siamo fatti capire. E la nostra gente, in un momento di totale sfiducia nella politica, si è presentata numerosa ai nostri incontri. Con noi la nostra gente, mostrando anche coraggio perché non è facile sfidare un potere consolidato, è tornata alla politica, è tornata a prendere in mano il proprio destino. E già questo, se mi permettete, è un grande risultato.

    Ma il perché più profondo della nostra battaglia sta nella necessità di un cambiamento. Dobbiamo cambiare perché la grande crisi che ha investito anche il Trentino ci ha spinto, dolorosamente, su vie nuove. Non possiamo pensare, ed è questo l’errore più grave dei nostri avversari, di continuare sulla solita strada. La strada di una Provincia, fino a poco tempo fa, dotata di mezzi finanziari in costate crescita, che ha invaso ogni spazio e, di conseguenza, addormentato le coscienze e le capacità degli individui. Non possiamo più seguire questa strada perché, come ho detto e ripetuto durante la campagna elettorale, le condizioni generali delle nostre finanze sono cambiate e cambieranno. E quindi dovremmo fare con meno meglio e di più.

    Anche per questo in questi giorni ci siamo rivolti ai dipendenti pubblici. Perché, per ristrutturare l’apparato pubblico, dobbiamo avere persone motivate, con una mentalità nuova. La lotta alla burocrazia passa, inevitabilmente, per una nuova classe di lavoratori e di dirigenti della Provincia. Per questo abbiamo detto che ai dipendenti pubblici va ridato l’orgoglio di sentirsi al servizio della loro gente. Ma anche l’impresa dovrà cambiare! Gli imprenditori devono abbandonare la lamentela e ritrovare lo slancio creativo. Uno degli slogan della nostra campagna elettorale è stato: mi assumo le mie responsabilità. E ai nostri imprenditori e artigiani chiedo proprio questo: assumetevi (ma in questo caso posso dire assumiamoci) la responsabilità di creare ricchezza sociale. Facciamo in modo che le sofferenze di questa crisi ci rendano più forti e migliori. E la politica, oltre che trovare risposte concrete, deve sapere suscitare energie, dando fiducia, creando anche un ambiente culturale favorevole all’impresa.

    Ai lavoratori di tutte le categorie del pubblico e del privato ricordo che la mia attività è stata improntata ad un principio: prima di pensare si tagli si deve pensare ad incrementare i ricavi. Il che significa per un’azienda privata potersi sviluppare senza intralci e in modo sano; per il settore pubblico aumentare i ricavi significa fornire servizi migliori e tornare ad essere un motore potente dello sviluppo sociale. Questo ho detto ai sindacati e per questo ho, e abbiamo, ricevuto insulti e attacchi. 

    Del resto agli insulti ci siamo dovuti abituare e, ce lo devono riconoscere, abbiamo avuto la forza di non rispondere. La nostra risposta è stata l’impegno quotidiano e la proposta. Proposte che hanno tutte avuto un filo conduttore: dobbiamo cambiare prima che il cambiamento ci travolga. Dobbiamo avere il coraggio di affrontare il cambiamento altrimenti rischiamo di subire drammaticamente i cambiamenti.

    Il Trentino si trova, come il resto del Paese e l’Europa, davanti ad una svolta storica, per questo c’è bisogno di cambiare passo in tutti i settori della società a partire dalla politica. Questo significa essere realisti oggi! Ed essere realisti oggi significa anche fare proposte per sostenere il reddito dei cittadini, tagliando gli sprechi più clamorosi come le Comunità di valle. Uno dei più gravi errori del centro sinistra. Lasciare i soldi nelle tasche dei cittadini significa anche aiutare le imprese e il commercio, cosa che anche i nostri avversari hanno cercato di fare senza successo, distribuendo soldi qui e lì. Inutile quindi che ora facciano gli scandalizzati. Dovrebbero invece scandalizzarsi di come hanno gestito strumenti come il reddito di garanzia, uno strumento importante ma che è stato trasformato, visto che per più della metà va a loro, in una calamita per attirare stranieri nulla facenti. Del resto, a sentir loro, non solo in Trentino c’è un debito gestibilissimo (come spero, anche se dubito, vista la situazione generale del bilancio) ma avremmo addirittura un credito di 900 milioni!

    Abbiamo fatto proposte su un tema come la sicurezza dicendo che il Trentino deve e può aiutare i paesi poveri ma non può più permettersi di mantenere sistemi più solidali con se stessi che con chi ne ha realmente bisogno. Abbiamo detto che parte di queste risorse vanno impiegate per incrementare la sicurezza, questione sociale scottante, che tocca i più deboli. Anche in questo caso siamo stati sbeffeggiati.

    Ma torniamo a questa piazza per parlare di un argomento ormai da troppo tempo posto in un cassetto: quello della Regione. Date un’occhiata alle foto della manifestazione dell’Asar che si tenne nel settembre del ’46 in questa piazza: vedrete che su molti cartelli c’era scritto: “entro i confini dello stato italiano repubblicano e democratico autonomia regionale integrale da Ala al Brennero”. Era il moto di quel grande movimento popolare. Questo spirito va recuperato! La dimensione regionale della nostra autonomia è fondamentale. Lo è ancor di più oggi quando dobbiamo difendere i nostri diritti messi costante discussione da Roma.

    A proposito di Roma. Il centro sinistra ha trasformato la campagna elettorale in una specie di prologo delle probabili elezioni politiche nazionali. Hanno chiamato una serie di big nazionali che, oltre a rendere più profonde le divisioni nella loro coalizione, ci hanno parlato di questioni che non solo con il Trentino non c’entrano nulla, ma che addirittura il Trentino è costretto a subire. Questi signori, chi più chi meno, responsabili del disastro del nostro Paese cos’hanno da insegnarci?  Le folli astrazioni di potere della politica romana? Certo, mi rendo conto, per i politici del centro sinistra di qui, si tratta di occasioni ghiotte. Farsi fotografare con un Matteo Renzi può essere importante, all’interno delle gerarchie partitocratiche, per la carriera. Ma con i problemi della nostra Autonomia queste cose cosa c’entrano? Niente. Però, ha detto Rossi, avere amici a Roma conta….Come no, ne abbiamo visto i frutti la scorsa settimana: una batosta da 700 milioni di euro. Noi dimostreremo di sapere difendere i nostri diritti senza bisogno di amici romani. Lo faremo prima di tutto diventando un vero esempio, inattaccabile, per tutto il Paese. Costruiremo un’altra immagine del Trentino, radicalmente diversa da quella del luogo dei contributi e dei privilegi. Quindi, un Trentino più sobrio, più equo e anche più libero.

    Per questo chiedo ai trentini di non aver paura. Di non aver paura del cambiamento. Io ho accettato di affrontare questa bella avventura per questo. Per tutta la vita ho accettato le sfide, ho fatto l’imprenditore soprattutto per questo: per non avere un giorno uguale all’altro, per continuare a imparare per trovare soluzioni. L’ho fatto con passione e i risultati sono venuti. Con noi sarete in buone mani. Abbiamo chiara la rotta anche se sarà dura, perché i tempi sono duri; anche se sarà faticosa perché i tempi sono faticosi, ma, ne sono convinto, prevarrà il fascino e l’energia che solo gli orizzonti nuovi posso dare alle persone e ai popoli.

    Diego Mosna

1 Commenti

Walter Viola Il: 27 ottobre 2013 alle 19:00:22Rispondi

Walter Viola

Bellissimo, grazie presidente, credo proprio che nel nostro movimento di popolo ci sia un po' dello spirito da cui era animata l'Asar. Per questo quelli che ci aspettano e che percorreremo insieme, saranno cinque anni di svolta per il Trentino. Ad maiora!

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